Italia centrale, 1865. Il brigante Porcherone, un ex frate, devoto al Papa ed al Re - sempre sia lodato re Francesco - terrorizza i monti del Frusinate. Il tenente dei Bersaglieri Edmondo de Tambis ha ricevuto una soffiata dal solito traditore, il Porcherone, al comando della sua banda di 13 tagliagola, tenterà il rapimento della figlia di un possidente del luogo per ichiederne il riscatto. E’ d’uopo intervenire.
Presi con se il sergente Brisighera, giovine eroe, un trombettiere e 6 bersaglieri, dirige a passo svelto verso la fattoria del possidente sperando che non sia già troppo tardi. Quando arriva in zona è tutto un parapiglia, donne e bambini che fuggono terrorizzati, una vecchia, evidentemente rimbambita, che continua a zappare l’orto mentre gruppi di briganti assaltano il casale, dall’interno del quale arrivano radi colpi di schioppo da parte di qualche contadino.
L’eroico sergente non perde tempo e si slancia con immediato ardore sul ponticello che scavalca un fossato, secco ma dalle rive impervie. Nel frattempo il De Tambis ordina il fuoco a tre dei suoi contro uno dei malfattori che si accinge ad attaccare la vecchia inerme. Con un sol colpo il brigante è fulminato. Sul lato posteriore della casa alcuni briganti tentano di sfondare la porta, dietro la quale ha appena trovato riparo la fanciulla contesa. Il gruppo è guidato, guardacaso, dalla brigantessa Rosetta, amante del braccio destro del Porcherone.
Ma la porta è ben solida e dall’interno si spara sugli assalitori. Tra il fuoco dei contadini e quello dei bersaglieri, i briganti tentennano e non riescono a coordinare l’azione, il loro fuoco è sporadico ed assai impreciso, mentre quello dei bersaglieri miete vittime tra di essi. Il Porcherone, nascosto in una fratta, grida invano ordini a questo e a quello. Il Brisighera, intanto, raggiunge un brigante che, gettato a terra chiede pietà: ma pietà non può esserci per questi malviventi! Una baionettata, assestata quanto crudele, lo finisce.
Tuttavia, anche i bersaglieri hanno qualche problema per avanzare, ostacolati dai civili in fuga che, atterriti, impediscono loro il cammino o ne bloccano le linee di tiro. Uno dei militi, all’aperto, cade sotto il fuoco dei banditi, ma ormai sia il sergente che il De Tambis, travolti da giovanile ardore, assaltano il porticato sotto il quale due dei criminali hanno trovato rifugio. Uno dei due è colpito a morte dalla sciabola del tenente, ma l’altro è più abile e resistente: evita i colpi di pistola del tenente e sfrutta una disattenzione del sergente, colpendolo con una schioppettata. Il sergente è a terra e, in un secondo, il brigante gli è sopra e lo finisce . Ah, morte di un giovine eroe!
Sul lato posteriore, finalmente, la porta cede ed uno dei briganti entra e trascina via la povera fanciulla, che invano si dibatte. Fuori, ad aspettarlo, c’è il Porcherone, che ormai vede la preda nelle sue mani. Ora si tratta di ritirarsi velocemente, a costo di lasciare i suoi uomini a coprirlo…
Il De Tambis capisce dalle urla che provengono dall’altro lato della casa che è ora di agire, in fretta. Ormai, il numero di briganti caduti è ormai notevole e lo scoramento comincia a serpeggiare tra le loro fila; il De Tambis chiama a sé tutti i suoi uomini per gettarli all’inseguimento dei briganti - “Orsù, un ultimo sforzo!” egli chiama - ma allora, proprio allora, l’incallito criminale che già aveva colpito il sergente, si getta sull’ufficiale e lo colpisce a tradimento con la propria lama.
Per il De Tambis non c’è speranza, crolla a terra senza un grido. I suoi uomini, ormai senza guida alcuna, si ritirano rapidamente al di là del ponte - uno, solo uno, copre la ritirata - mentre la banda del Porcherone, soddisfatta per il bottino, festeggia scaricando in aria gli ultimi colpi di trombone e si ritira tra i monti trascinando con sé l’infelice ostaggio.
Ci sarà mai giustizia? Alla prossima impresa del terribile Porcherone…
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